Fecondazione assistita, menupausa anticipata e basso peso del neonato è vero?

La Procreazione Medicalmente Assistita, e soprattutto la stimolazione ormonale ad essa associata, provoca spesso preoccupazione sulla possibile insorgenza di effetti collaterali o rischi sui neonati e sulle mamme.

Fortunatamente però, la letteratura scientifica sta progressivamente dimostrandovl’infondatezza o comunque l’esagerazione di queste paure. Due studi pubblicati negli ultimi mesi su importanti riviste scientifiche hanno dimostrato l’assenza di correlazione tra i trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita e due aspetti che preoccupano molto le donne: la possibile anticipazione della menopausa a causa della stimolazione ovarica e il rischio della nascita di bambini di basso peso.

Effetto sulla menopausa:
i trattamenti di procreazione assistita richiedono generalmente una stimolazione ovarica con gonadotropine per ottenere una crescita follicolare multipla. Un timore molto diffuso tra le donne che si sottopongono a questo tipo di trattamento è che il reclutamento di un numero soprafisiologico di follicoli ovarici possa accelerare il consumo dei follicoli stessi e quindi portare ad un anticipo della menopausa. Poiché dopo la nascita i follicoli non possono più essere rimpiazzati e la menopausa avviene quando il loro numero cala sotto un valore soglia di circa mille, esisterebbe effettivamente un rischio teorico che la stimolazione ovarica, specie se ripetuta, possa anticipare l’età della menopausa.

Le donne che si sono sottoposte a stimolazione ovarica nei primi anni dall’avvento delle tecnologie di procreazione assistita hanno cominciato recentemente a raggiungere l’età menopausale in numeri relativamente grandi. È quindi finalmente divenuto possibile valutare l’impatto del numero di stimolazioni ovariche e del dosaggio di gonadotropine somministrate sull’età di insorgenza della menopausa.

I dati sono stati raccolti alla Bourn Hall Clinic di Cambridge, il primo grande centro privato inglese di fertilizzazione in vitro, e riguardavano donne nate tra il 1948 e il 1956 e sottoposte a cicli FIVET (fecondazione assistita) tra il 1981 e il 1994. I ricercatori sono riusciti a rintracciare 199 donne, di cui 101 hanno fornito informazioni complete e statisticamente valutabili rispondendo ad un questionario.

Il numero totale di cicli di trattamento a cui ciascuna donna si era sottoposta variava da 1 a 24 (media 4,7) per quanto riguarda l’induzione dell’ovulazione e l’inseminazione intrauterina, e da 1 a 17 media 3,5) per la FIVET. L’età media della menopausa è risultata di 50 anni, età che è comparabile con quella della popolazione generale come rilevato da altri studi. L’analisi statistica ha mostrato che l’età della menopausa non era significativamente correlata né con la quantità totale di gonadotropine somministrate, né con il numero dei cicli di procreazione assistita effettuati o le gravidanze ottenute.

Questo studio sembra quindi rassicurare che la stimolazione ovarica non compromette il potenziale riproduttivo accelerando l’avvento della menopausa.

Effetto sul peso alla nascita:
per quanto riguarda il secondo problema, secondo numerosi studi, i bambini nati da gravidanze singole ottenute con un trattamento FIVET hanno un peso alla nascita mediamente inferiore a quello dei bambini concepiti spontaneamente. Questo fenomeno ha generato preoccupazioni in quanto un basso peso alla nascita è spesso associato a problemi di salute sia nell’immediato post partum che a lungo termine.

È stato ipotizzato che la stimolazione ovarica sia una possibile causa di questo fenomeno. Un recente studio tedesco, condotto presso l’Università di Lubecca ha esaminato i dati provenienti da un registro nazionale che comprende circa il 70% dei cicli FIVET effettuati in Germania, allo scopo di valutare l’eventuale presenza di una associazione quantitativa diretta tra il peso alla nascita e vari parametri della stimolazione ovarica, tra cui la durata,la quantità di gonadotropine utilizzate e il numero di ovociti raccolti.

Sono stati esaminati 32.416 cicli FIVET effettuati in donne di età compresa tra 25 e 35 anni e che hanno portato ad una gravidanza singola esitata nel parto di un neonato vivo. Le gravidanze multiple sono state escluse dallo studio poiché esse sono frequentemente causa della nascita di bambini di basso peso, anche per l’elevata incidenza di parto pretermine e di patologie della gravidanza, indipendentemente dal concepimento spontaneo o assistito.

L’analisi statistica, aggiustata per durata della gravidanza e sesso dei neonati usando come riferimento un ampio gruppo di controllo, rappresentato da circa un milioni di maschi e uno di femmine nati da concepimento spontaneo, ha mostrato una relazione diretta tra basso peso alla nascita e i seguenti parametri: peso e altezza materni, numero degli embrioni trasferiti e durata dell’infertilità (per quest’ultima la correlazione è però più debole).

La prima relazione era prevedibile, in quanto peso e altezza sono entrambi caratteri ereditari. L’effetto del numero di embrioni trasferiti sul peso alla nascita è stato dimostrato anche da altri studi; sembrerebbe essere dovuto ad un iniziale impianto multiplo, con precoce arresto dello singole considerate dallo studio, poiché la maggioranza di esse è risultata dal transfer di embrioni multipli. Dallo studio non è invece emersa nessuna relazione con l’età materna (a differenza di altri studi) e, dato molto più importante, neppure con i parametri della stimolazione ovarica: durata della stimolazione,consumo di gonadotropine e numero di ovociti raccolti. Nessuna differenza è stata infatti riscontrata nel peso alla nascita confrontando le gravidanze singole ottenute da FIVET con regolare stimolazione ovarica, da FIVET in ciclo naturale modificato, e da
concepimento spontaneo in coppie subfertili.

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